Pellicce di cane e gatto per produrre borse, giocattoli ed indumenti

Il diario dell’investigatore 2



Giorno 1 (GIOVEDÌ 4 APRILE 2013)

Visita al mercato di Dong Hua, Pechino.

Le autorità di Pechino hanno esortato i ristoranti della città a non vendere carne di cane e gatto durante i Giochi Olimpici del 2008. Dopo lo svolgimento della manifestazione, il consumo è diminuito e oggi solo alcune attività continuano a servire questo tipo di carne. Il mercato di Dong Hua, situato al centro della città, è uno di questi luoghi. Abbiamo trovato due posti che ci hanno offerto carne di cane, mentre noi chiedevamo in inglese “cane cane”. Uno dei dipendenti stava infarinando della carne di gatto e intanto fingeva di miagolare.

Giorno 2 (GIOVEDÌ 11 APRILE 2013)

Allevamento di cuccioli di cane a Jining

Siamo giunti a destinazione insieme al nostro interprete alle 8 del mattino. Siamo arrivati a Jining, non lontano dall’allevamento. Le persone con cui avevamo appuntamento ci hanno condotto alla struttura, guidandoci verso la periferia della città. Una volta al posto, ci portano in ufficio dove ci parlano di affari per quasi un’ora. Dicono che acquisteranno moltissimi cani che andranno al macello nel nuovo stabilimento di Guangzhou. Ci assicurano che, ogni settimana, possono fornirci il numero di animali di cui abbiamo bisogno.

Li riusciamo a convincere di mostrarci il servizio e lo stato degli animali, perché abbiamo bisogno di conoscere i nostri fornitori, di sapere chi sono.

Vediamo due grosse navate: in una vengono tenuti circa dieci cani grandi. All’entrata è presente un contenitore per la farina che rappresenta l’unico cibo fornito a questi animali. Gli adulti vengono utilizzati per la riproduzione. Vediamo Samoiedo, Levrieri, Alaskan Malamute, meticci, American Staffordshire, Pastori Tedeschi e Shiba Inu. Sembra siano qui da molto tempo e non smettono di abbaiare. Molti di loro cercano il contatto con noi, altri invece manifestano comportamenti nervosi. Un cane, che somiglia ad un Pastore Tedesco, ha le zampe posteriori visibilmente ferite e non riesce ad alzarsi, non vediamo l’ora che la sua agonia finisca. Un altro cane indossa un collare che probabilmente gli era stato messo dalla famiglia in cui viveva, prima di esser stato rubato.

Grazie a questa conversazione, che fornisce una prova evidente, adesso sappiamo che questi criminali sono responsabili dei furti di molti cani strappati alle famiglie in cui vivevano. Quando gli abbiamo posto domande in merito alla loro capacità di fornirci un determinato quantitativo di animali ogni settimana, ci hanno risposto che, in condizioni di necessità, sarebbero andati a battere le strade alla ricerca di cani randagi. Non sono solo macellai, ma si occupano anche di reperire gli animali.

Nell’altro spazio si trovano circa 150 cuccioli di poche settimane. Ci sono numerose gabbie dove i piccoli sono stipati in gran numero. Sono lunghe circa 80 cm, alte 40 cm e profonde 20cm; ognuna contiene in media 13 cani. Questi cuccioli vengono venduti a tre settimane di vita ad un altro allevamento dove verranno fatti ingrassare. Quando avranno raggiunto il giusto peso o li uccidono nell’allevamento stesso, con un coltello, senza nessuna forma di stordimento, o vengono trasportati dai camion verso i mattatoi.

Uno degli attivisti, accompagnato dall’interprete, distrae gli allevatori con molte domande. Nel frattempo un altro investigatore cerca di documentare tutto ciò che riesce. Prima di lasciare questo posto insistiamo per poter vedere ancora. Sentiamo di rischiare molto in questo modo ma dopotutto il lavoro svolto per arrivare fino a qui vogliamo essere sicuri di avere abbastanza materiale.

Gli allevatori non sembrano avere sospetti. In ogni caso ci siamo accordati su una serie di parole chiave da utilizzare in caso di necessità per comunicare una determinata strategia senza correre il rischio di essere scoperti; in questo modo saremo capaci, all’occorrenza, di fuggire immediatamente.

Prima di venire in Cina abbiamo conosciuto alcuni attivisti che avevano investigato questo settore dello sfruttamento animale in passato. Uno di loro, il più esperto, ha affermato che aveva avuto difficoltà a visitare questi luoghi. Era troppo pericoloso. Ci era stato detto che potevamo anche finire accoltellati e gettati in un fosso, se fossimo stati scoperti. Quando mi sono trovato in questo allevamento, in mezzo al nulla, mi sono ricordato delle sue parole e mantenere la calma per non svelare la nostra identità, è stato molto difficile. Andare avanti. È questa la nostra unica possibilità.

Giorno 3 (VENERDÌ 12 APRILE 2013)

Allevamento di cani a Jiaxiang (嘉祥县)

Ieri abbiamo visitato un allevamento a Jiaxiang e uno dei responsabili si è offerto per farci da intermediario nella zona. Noi chiariamo che se acquisteremo i cani in quella regione, una percentuale del guadagno spetterà a lui. Insistiamo per visitare qualche struttura e per questo veniamo accompagnati in un allevamento di Jiaxiang. All’ingresso dell’azienda c’è un enorme murales con le foto dei cani rinchiusi, come fosse un catalogo. Ad un lato troviamo una gabbia con nove cuccioli stipati gli uni sugli altri, rannicchiati sui fili di ferro e sui loro escrementi. Questi animali vengono utilizzati come vetrina per chiarire quali sono i ‘prodotti’ trattati dall’allevamento. Il proprietario arriva, ne afferra uno e lo mostra all’obiettivo della nostra macchina fotografica.

Veniamo portati in una parte della struttura dove sono detenuti i cani di grosse dimensioni; possono arrivare a pesare anche 90 chili in circa cinque mesi. La produzione è di 80 animali a settimana ma ci viene detto che la cifra può crescere, arrivando a coprire il quantitativo desiderato.

Ci allontaniamo affermando che saremmo rimasti in contatto.

Giorno 4 (VENERDÌ 19 APRILE 2013)

Mercato Husband Seafood Market, Wuhan

Dopo la visita agli allevamenti di Jiaxiang e Jining abbiamo deciso di andare a Wuhan, qui due attivisti cinesi ci hanno accompagnato a un mercato in cui si commerciano animali esotici.
Qui vengono detenuti in gabbia moltissimi animali vivi come cervi, alligatori, procioni, conigli, ricci, istrici, fagiani, asini e oche.
Divisi in due box si trovano quindici cani, tutti i cuccioli di appena un paio di mesi, sono sporchi e immersi nei loro stessi escrementi.
Non possiamo sapere da quanto tempo sono lì. Sopra una delle gabbie notiamo un paio di grandi pinze, quelle che vengono utilizzate per catturare i cani evitando di essere morsi mentre li si tira per il collo. Notiamo che la mattina stessa è stato ucciso almeno un cane, è visibile la pelle su una delle gabbie.
In una cesta vediamo il cranio di un cane che è stato bruciato. Nonostante le ore trascorse a sorvegliare il posto, quella mattina non si vende nessun altro cane. Ci viene detto che nel mese di aprile il consumo di carne di cane è molto basso, è l’inverno è il periodo migliore.

Giorno 5 (DOMENICA 21 APRILE 2013)

Dali-Nanhai distretto di Foshan, città di Guangdong, provincia di Guijiang, Mercato di Three Birds, Nanhai

Sono circa le 2 di notte. Siamo entrati nel mercato accompagnati da un attivista locale e stiamo provando a non attirare l’attenzione delle guardie di sicurezza. Gli occidentali richiamano attenzione, ovunque vadano.
All’ingresso un cartello ricorda che non si può entrare con le macchine fotografiche. Noi abbiamo le telecamere nascoste e siamo determinati a registrare il momento dello scarico dei cani e gatti dai camion che li trasportano.
Ogni notte arrivano in questo mercato diversi grandi camion carichi di centinaia di cani e gatti provenienti da altre regioni della Cina. Alcuni di questi animali hanno viaggiato per più di un giorno per migliaia di chilometri, senza cibo né acqua, in preda alla paura.
I lavoratori del mercato si affollano intorno a un camion, è facile confondersi tra loro. Sorridiamo e diciamo qualche parola in cinese. Tutti sono di gran fretta, cerchiamo di ignorarli e continuiamo a testimoniare il loro lavoro.
A un certo punto uno di noi entra nel canile della zona di scarico, dove vengono raggruppati tutti i cani. Sono gettati violentemente ma, nonostante ferite e dolori, nessuno piange. Forse sono pietrificati dalla paura o forse qualcuno gli ha tagliato le corde vocali.
Dopo tutto questo, finalmente abbiamo le foto che volevamo.
Al cabo de media hora aparecen los vigilantes de seguridad y nos increpan. Vogliono sapere se abbiamo le telecamere con noi. Il nostro contatto parla con loro mentre noi cerchiamo di far finta di nulla.
Sono momenti di grande tensione, siamo completamente circondati. Queste persone guadagnano moltissimi soldi col commercio di cani, e stanno ben attente a chi come noi che provano a ostacolarli.
Forse stanno cercando di capire se siamo attivisti. Decidiamo di andare via prima che la situazione degeneri ulteriormente.

Giorno 6 (LUNEDÌ 22 APRILE 2013, GIORNO)

Mercato di Three Birds, Nanhai

La mattina camminiamo intorno al mercato e restiamo sconvolti dai corpi di circa dodici gattini schiacciati, alcuni sono totalmente irriconoscibili.
Pensiamo che questi cuccioli siano nati nelle gabbie per poi finire schiacciati durante lo scarico. Sicuramente altre gabbie, piene di altri gatti, gli sono cadute addosso. Abbiamo trovato tutto questo in entrambe le zone.
All’ingresso del nuovo mercato di Three Birds, due guardie si sono avvicinate a bordo di una moto cercando di intimidirci per farci smettere di registrare, ma non hanno alcun diritto di farlo, scegliamo di ignorarli e alla fine se ne vanno.
Poche ore dopo torniamo alla zona del mercato e la teniamo d’occhio per tre ore. Intorno alle 7 di sera notiamo un camion di medie dimensioni carico con conigli vicino all’ingresso secondario, sotto un ponte autostradale.
Nascosti a un centinaio di metri di distanza, grazie allo zoom della telecamera, possiamo vedere che questi operatori trasportano più di un centinaio di cani nel camion, nascosti tra le gabbie dei conigli. Abbiamo filamto per qualche minuto come le gabbie vengono gettate dalla cima del camion, poi abbiamo deciso di avvicinarci.
Siamo andati su per la strada accucciati per arrivare proprio sopra di loro senza essere visti. Abbiamo iniziato a registrare e fotografare come vengono scaricati gli animali, appena in grado di guardare attraverso l’obiettivo per evitare di essere scoperti. Gli animali sono stipati nelle gabbie, terrorizzati, possono a malapena muoversi.
A causa delle dimensioni delle gabbie, devono stare tutto il tempo distesi mentre vengono gettati a terra. Siamo in grado di sentire le urla di dolore dai cani dopo l’impatto. Grida di ossa rotte, contusioni e ferite aperte… Una volta a terra, sono impilati, pesati e trasferiti in un camion, si suppone che li porterà ai macelli di zona.
Dopo quasi 20 minuti di registrazione, i trasportatori si rendono conto della nostra presenza e cominciano a urlare. Le guardie di sicurezza in moto cominciano a darci la caccia, anche se non abbiamo fatto niente di illegale. E questa volta non sembrano disposte a lasciar correre.
Si dirigono verso il ripido sentiero che conduce al ponte in cui ci troviamo, dopo quella che sembra un’eternità, correndo per ii vicoli del quartiere, li seminiamo, arrivati all’hotel possiamo fermarci.

Notte

Ci siamo avvicinati a un cassonetto vicino al mercato e vi abbiamo trovato una gran quantità di peli di cane. Sappiamo che in alcune zone della Cina si usa rimuovere il pelo ai cani appena uccisi (come in altri paesi si fa con i maiali, per esempio), quindi questo indica macello nelle vicinanze.
Uno degli attivisti locali che ci accompagna indica un luogo con un grande recinto di metallo che sembra essere proprio quel che cerchiamo. Osserviamo la parte esterna scavalcando il muro e scopriamo quello che sembra essere un macello. Siamo d’accordo con l’attivista che è con noi, contattare le autorità per la chiudere questo luogo.

Giorno 7 (Martedì 23 aprile 2013)

Sono le quattro e mezza del mattino, abbiamo dormito due ore appena, ma vogliamo sfruttare al massimo il tempo a disposizione. Andiamo alle bancarelle che vendono cani e gatti del nuovo mercato di Three Birds.
Abbiamo passato la guardia di sicurezza che stava dormendo ignara della nostra presenza. Sembra che in giro non ci sia nessuno, è una di quelle ore morte in cui non ci sono i clienti. Cogliamo l’occasione per filmare i cani e i gatti che ci osservano timorosi. Uno dei cani è ferito e zoppica vistosamente.
Un altro, con il collare ancora intorno al collo, viene alle sbarre della gabbia cercando un contatto con noi, di tanto in tanto qualcuno viene, ci guarda con curiosità e un po’ di preoccupazione.
Documentiamo lo stato degli animali e, dopo un’ora, quando cominciano a comparire i venditori decidiamo di andar via.

Giorno 8 (MERCOLEDÌ 24 APRILE 2013)

Mattatoio di Zhanjiang

Grazie alle informazioni fornite dagli attivisti cinesi sappiamo che in questa città c’è almeno un macello di cani, forse più di uno, sospettiamo.
Abbiamo deciso di indagare chiedendo ai tassisti locali, sono quelli che conoscono meglio la zona, e infatti uno di loro ci porta dove c’è un macello. Questo si trova a pochi metri da un edificio residenziale, i bambini vanno avanti e indietro con i loro zaini, si sente il vociare dalle scuole.
Dopo diverse ore spese nel tentativo di fare amicizia con i vicini e il macellaio, riusciamo ad avere il permesso di riprendere, almeno per quel giorno. Senza preavviso rientra nell’edificio e si chiude la porta alle spalle. Non possiamo seguirlo, ma sappiamo cosa accadrà.

Il macellaio entra in una stanza dove tiene chiusi dei cani, impugnando un bastone in una mano e un paio di pinza nell’altra. Si chiude la porta alle spalle. Registriamo quello che accade da una fessura; il macellaio colpisce uno dei cani. Un colpo secco. Due. Tre. Apre la porta, trascinando con sé un cane marrone, paralizzato ma ancora vivo. Mentre sorride con tranquillità, afferra un coltello e lo ferisce. Il sangue inizia a fuoriuscire. Il macellaio lo appende per le zampe posteriori, a testa in giù, così da favorire la fuoriuscita del sangue. Dopo pochi istanti, il cane scivola a terra. Respira a fatica, non ha più forze. Passano quasi quattro minuti prima che i suoi occhi diventino vitrei.
Il macellaio si gira nuovamente alla volta dell’edificio ma adesso lo seguiamo e, nonostante la sua reticenza, riusciamo ad entrare nella stanza. La porta si chiude e noi siamo dentro, insieme ai cani. Cerchiamo di riprendere il più possibile, tentando di non spaventare ulteriormente gli animali. Non c’è cibo ne acqua, il pavimento è un tappeto di escrementi dall’odore insostenibile. Non ci guardano in volto… e non si muovono. Sembra stiano provando a non attirare l’attenzione su di loro. Sanno benissimo cosa sta per accadere. L’hanno visto prima e nessuno vuole essere il prossimo. Il macellaio cammina per la stanza guardando i cani, alla ricerca di quello più idoneo a soddisfare le richieste del cliente di turno. Ne prende uno per la gola e lo colpisce in testa tre volte. Lo getta al lato del mattatoio, per strada. Un bambino sta giocando a palla normalmente, come se nulla stesse accadendo. Un altro bambino, più grande dell’altro, studia la situazione con attenzione. Guarda il cane che sta morendo agonizzando davanti a lui. L’espressione tradisce il suo pensiero: sta mettendo in discussione la realtà che ha di fronte.