Pellicce di cane e gatto per produrre borse, giocattoli ed indumenti

Giorno 6

Macello di cani, Periferia a Sud di Leizhou

Durante la mia visita ho osservato che tre lavoratori erano presenti. C’erano circa 100 cani presenti nell’edificio. Dato che il macello era collocato dentro un edificio e a un piano sotterraneo, abbiamo dovuto scendere alcune scale per entrare.

Il posto era estremamente mal illuminato, e molto umido. C’era un serio problema alle tubature e il pavimento era allagato. Un rubinetto aperto lasciava scorrere l’acqua per pulire il sangue di un cane che era stato accoltellato.
Osservai come alcuni cani cercassero di difendersi dai lavoratori, ma i loro sforzi erano vani. Non c’era scampo.
Il posto era sorprendentemente tranquillo, e l’unico rumore proveniva dal bisbigliare e piangere dei cani che venivano schiacciati con delle tenaglie, trascinati sul pavimento e martoriati a morte con dei bastoni. Alcuni venivano picchiati incoscienti da lavoratori che fracassavano con de bastoni la loro area nasale, molto sensibile al dolore. I lavoratori non mostravano segni di compassione per gli animali che venivano malmenati, presi a calci, a pugni lungo tutta la stanza prima di venire uccisi. Alcuni lavoratori inoltre scherzavano, sorridevano o erano indifferenti quando smembravano cani ancora vivi su un mucchio  di altri corpi, avanti allo sguardo degli altri.

Chiaramente alcuni cani cercavano invano di difendersi, ma non c’era scampo. Erano sempre presenti almeno due operai – uno afferrava i cani dalle gabbie e l’altro li malmenava e accoltellava.

Ogni vittima veniva prima stretta alla gola da una tenaglia di metallo, e se cercava di resistergli abbaiando o ringhiando, uno dei lavoratori premeva per stringere ancor di più. Un altro lavoratore mirava al naso del cane con un bastone consapevole di come farlo, sapeva precisamente quali sono le parti più sensibili del cane. Tutti gli animali erano in stato di semi-coscienza, venivano poi pugnalati alla gola con un lungo coltello, quindi gettati a un paio di metri da dove sarebbero stati bolliti.

C’erano i cani rannicchiati in minuscole gabbie metalliche sul pavimento, da lì si poteva vedere chiaramente la zona in cui gli altri cani sarebbero presi e uccisi. Cani morti che giacevano sul pavimento erano sotto gli occhi degli altri rinchiusi costretti a guardare quest’orrore mentre aspettavano la stessa sorte.

Durante la visita, circa la metà dei cani non restavano incoscente immediamentemente dopo essere stati picchiati, e questi animali venivano appesi mentre si dimenavano ancora.

Ho vivide le immagini di questi animali che si contorcono per il dolore mentre sono appesi e pugnalati. Non dimenticherò mai il terrore che avevano negli occhi. E non c’era nulla che potessi fare per aiutarli. Tutto quello che potevo fare era registrare in modo che quante più persone possibile potessero vedere il destino di questi animali e alzare la voce contro questo abuso.

Questi individui sono solo alcune tra le miliardi di vittime che ci sono ogni anno nell’industria della carne, anche se la loro paura mi ha travolto. Era chiaro che non volevano altro che lasciare quell’inferno.

Loro hanno patito ciò che patisce ogni vittima dell’industria della carne: la reclusione, la degradazione, la mutilazione e, in fine, la morte.